Benedetto XVI in Gesù di Nazareth affrontando il tema della preghiera chiarisce che a vita interiore è vita reale e che la vita eterna non è la vita che viene dopo la morte ma è la vita stessa che può essere vissuta anche nel tempo e che poi non viene più contestata dalla morte fisica.
"L’espressione « vita eterna » non significa – come pensa forse immediatamente il lettore moderno – la vita che viene dopo la morte, mentre la vita attuale è appunto passeggera e non una vita eterna. « Vita eterna » significa la vita stessa, la vita vera, che può essere vissuta anche nel tempo e che poi non viene più contestata dalla morte fisica. E ciò che interessa: abbracciare già fin d’ora«la vita», la vita vera, che non può più essere distrutta da niente e da nessuno.
Questo significato di «vita eterna» appare in modo molto chiaro nel capitolo sulla risurrezione di Lazzaro: « Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno» (Gv ll,25s). «Io vivo e voi vivrete», dice Gesù ai suoi discepoli durante l’ultima cena (Gv 14,19), mostrando con ciò ancora una volta che per il discepolo di Gesù è caratterizzante che egli « vive » – che egli quindi, al di là del semplice esistere, ha trovato ed abbracciato la vera vita, della quale tutti sono in ricerca. In base a tali testi, i primi cristiani si sono chiamati semplicemente « i viventi» (hoi zöntes). Essi avevano trovato ciò che tutti cercano: la vita stessa, la vita piena e perciò indistruttibile.

Mediante la relazione con Colui che è Egli stesso la vita, anche l’uomo diventa un vivente.
BENEDETTO XVI, Gesù di Nazareth, (2) .pp. 98-99