Dopo sei anni Dwyane Wade torna a essere campione NBA. Accettando un ruolo da numero due, per tornare a essere il numero uno Parlando di LeBron.” Non so se potrei mai essere più felice per un'altra persona, nel vederla raggiungere i suoi obiettivi nella vita, più di quanto lo sia oggi per lui.” Questo veramente è essere amici
Sono passati "solo" sei anni da quella sfida di contro Dallas, uno dal rematch dello scorso anno- perso male. Non serve uno storico per ricordare come: il dominio di Dwyane Wade sulla prima - per l'anello contro i Mavs (e il relativo star assoluta superstar, testimoniato dal titolo di MPV quelle Finali) e le critiche piovute in massa D-Wade e il suo nuovo partner in crime - James dopo il fallimento dello scorso giugno¬. Ancora un ulteriore salto indietro - hig: "The Decision" - ed è facile anche l'opinione comune di tutti gli osserva: Miami è e resterà per sempre la squadra di "Wade, LeBron James - ossessionato dal titolo - ha accettato di fare da "spalla" al n 3, l'ex Cavs potrà al massimo essere quello che Píppen è stato per Jordan a Chicago negli anni `90.
OK, flash forward per tornare sul podio della conferenza stampa, questo 21 giugno. "Grazie a luì siamo qui a festeggiare ancora". The Times They Are a-Changin', cantava un signore di Duluth, Minnesota.
WADE & LEBRON
Sulle dinamiche della relazione - in campo e fuori - tra Dwyane Wade e LeBron James si sono tenuti in piedi negli ultimi due anni i sottili equilibri dei Miami Heat. "Beh, certo, ho accettato un ruolo diverso - ammette senza problemi il D-Wade, ancora fresco di doccia di champagne - è una realtà ben documentata. Ho dovuto farlo. L'anno scorso c'erano troppi quesiti nelle nostre teste, giocavamo cercando di non pestarci i piedi a vicenda. Quest'anno so di giocare con il miglior giocatore al mondo ma so anche benissimo che questo non toglie niente al mio ruolo, non sminuisce il mio contributo. Come ho detto altre volte, ho giocato insieme a un Hall of Famer [il riferimento è a Shaquille O'Neal, negli Heat del 2006, ndr] per cui so come essere il n°1 e come essere il n°2. È stato difficile per me, nessuno lo capirà mai davvero, ma allo stesso tempo è stato facile farlo per questa squadra".
Se non è un passaggio di testimone questo, difficile immaginarne un altro. Ma Wade va avanti, non si ferma qui. "Quando vedo LeBron James in campo, al mio fianco, vedo il miglior giocatore al mondo, il più dominante. È bello sapere di avere un compagno capace di dominare la partita sotto mille aspetti differenti.
Essere qui a festeggiare questo titolo mi rende felicissimo per lui. Non so se potrei mai essere più felice per un'altra persona, nel vederla raggiungere i suoi obiettivi nella vita, più di quanto lo sia oggi per lui. So quello che ha dovuto passare per arrivare fin qui, so che molti non erano d'accordo quando abbiamo unito le nostre forze, ma io e lui ne eravamo convinti. Noi lo volevamo davvero. Volevamo giocare assieme perché sapevamo che ci saremmo aiutati a vicenda nel raggiungere il nostro obiettivo, che era quello di vincere un titolo. Sono orgoglioso di LeBron, ha davvero innalzato il significato di `miglior giocatore della Lega a un altro livello". Parole importanti, significative, che non tolgono però niente, sia chiaro, alla gioia personale del ragazzo di Chicago, giunto al suo secondo anello. "Apprezzo questa vittoria molto di più di quanto abbia apprezzata la prima", dice. E lo spiega così: "Ne ho passate tante. Vincere solo 15 partite in un anno fa male. Così come faceva male essere diventati lo zimbello della Lega la stagione dopo aver vinto il titolo. Ho avuto i miei problemi personali. Ma grazie alla mia famiglia, agli amici più veri, alle persone che mi vogliono bene eccomi qui di nuovo campione, e questo trionfo me lo godrò molto più di quanto abbia fatto nel 2006. Quando sei giovane e vinci subito sei convinto di poter tornare subito a trionfare l'anno dopo. Non ci sono garanzie, invece. Non mi interessa chi si chiami a giocare in una squadra: diventare campioni rimane l'impresa più difficile che ci sia". Per questo Dwyane Wade non smette di ringraziare i suoi compagni, tutti: "Questa vittoria è la ragione per cui tutti noi abbiamo accettato di giocare assieme. Non parlo solo di me, di Chris e di LeBron: parlo di Shane Battier, di Mike Miller, di tutti questi ragazzi". Per Wade, il suo secondo anello è una vittoria di squadra - e quando parla di squadra comprende allenatore ("È un lavoratore instancabile. Zero scuse, la responsabilità dei successi e degli insuccessi è sempre e solo nostra. Questa sua mentalità è diventata la nostra") e, ovvìamente, il presidente-padre-padrone di questi Heat, Pat Riley: "Gli ho soltanto detto: `Ce l'abbiamo fatta di nuovo!' e abbiamo condiviso assieme il momento".
Perché "happyness ís real only when shared", insegnava Chris McCandless, il protagonista solitario di "Into The Wild", e si può essere numeri uno anche senza essere numeri uno. Questo è il segreto di una squadra. Questo è il segreto del Dwyane Wade edizione 2012.
tratta da RIVISTA NBA, Luglio 2012
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