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Sunday, October 07, 2007

Il lavoro educativo e formativo del centro ELIS
Linee pedagogiche di riferimento

1. Educazione , tradizione classica e identità storica

Nel centro ELIS si svolgono attività scolastiche e formative di vario genere e che interessano giovani di varia età : dai giovanissimi della Scuola Sportiva e dei Club agli adolescenti dei primi anni della scuola professionale ai giovani residenti dei corsi di formazione superiore.

E’ stato pubblicato nel 2005 il “Manifesto ELIS” nel quale vengono illustrate le principali attività e il “quadro pedagogico” di riferimento generale.

Educazione, istruzione e formazione. A diverso titolo e con modalità diverse vengono sviluppate nel lavoro scolastico e formativo.

“la modernità suddivide ciascuna vita umana in una molteplicità di segmenti, ognuno con le proprie norme e modi di comportamento paricolari. Così il lavoro è separato dal tempo libero, la vita privata da quella pubblica, il collettivo dal personale…E tutte queste separazioni sono state compiute in modo tale che ci viene insegnato a pensare e a sentire in base al carattere dstintivo di ciascuna di esse, e non all’unità della vita dell’individuo che scorre attraverso le parti.(A MacIntyre, “Oltre la virtù” pag.244)

Nei ragazzi che frequentano la scuola primaria e i primi anni della secondaria è ancora prevalente il lavoro educativo e di istruzione (l’antico e sempre valido :”leggere, scrivere e far di conto “). Al termine della prima adolescenza in poi acquista sempre più importanza l’aspetto formativo in cui la persona partecipa attivamente, scegliendo tra le proposte scolastiche e professionali quelle che ritiene più adatte alle sue caratteristiche e alla sua storia. Oggi più che mai è importante saper ritrovare l’unità di vita, quando spesso viene attuata una netta separazione tra l’individuo e i ruoli che svolge:c’è bisogno di recuperare l’unitàrietà dell’esistenza attraverso l’esercizio delle principali virtù che sono acquisibili fin dalla prima adolescenza.

Questa “tempestività” educativa auspicata già da Aristotele : il giovane va educato prima di tutto all’azione e poi con la ragione; indirizzandolo gradualmente alle conoscenze intellettuali più elevate.
C’è uno stretto rapporto tra lo sviluppo delle potenzialità intellettuali, conoscitive e la formazione del carattere attraverso il rafforzamento della volontà nell’esercizio delle fondamentali qualità individuali. Quelle qualità umane di base che i classici indicavano con il termine virtù, perché faceva riferimento alla radice etimologica vir = forza . La forza, lo slancio che caratterizza la giovinezza e l’uomo in generale.

“ Io sono il figlio o la figlia di qualcuno, il cugino o lo zio di qualcun altro; sono un cittadino di questa o quella città,….Sono nato con un passato; e tentare di tagliarmi fuori da questo passato alla maniera individualistica vuoi dire deformare i miei rapporti attuali. Il possesso di un'identità storica e il possesso di un'identità sociale coincidono. Osserviamo che la ribellione contro la mia identità è pur sempre uno dei modi possibili di esprimerla…. Ciò che sono è dunque in una parte fondamentale ciò che ho ereditato, un passato specifico che è in qualche misura pre sente nel mio presente. (A MacIntyre, “Oltre la virtù”263-264 )

Slancio che prende forza dalla consapevolezza della persona di far parte di una storia e che tende a costruire la propria storia. In questo delicato processo di crescita, determinante è la funzione svolta dall’ ambito familiare: la famiglia con la sua storia è la prima “trama” in cui si inserisce la storia del ragazzo. Il pericolo attuale è costituito dall’individualismo moderno che afferma con presunzione..io sono ciò che scelgo di essere!
La storia della vita di ogni persona è dentro la storia del gruppo sociale da cui deriva la sua identità
Proprio il riferimento alla storia personale illustra bene la situazione esistenziale del giovane e i rischi della perdita di senso: “studio per chi? Per che cosa?

“Posso rispondere alla domanda “Che cosa devo fare” solo se sono in grado di rispondere alla domanda preliminare “Di quale storia o di quali storie mi trovo a far parte? Voglio dire che noi facciamo il nostro ingresso nella società umana rivestendo i panni di uno o più personaggi che ci sono stati assegnati (ruoli a cui siamo stati chiamati), e dobbiamo imparare che cosa sono per riuscire a capire come gli altri reagiscono nei nostri confronti e come vanno costruite le nostre relazioni nei loro confronti (A MacIntyre, “Oltre la virtù” p.258)
Aiutare l’adolescente a rafforzare l’unità dell’io , incoraggiandolo a diventare non solo attore ma autore della propria vita.
C’è un minimo comun denominatore in tutte le storie individuali : “ la consapevolezza che il mio bene in quanto uomo coincide assolutamente con il bene di quegli altri a cui sono legato n una comunità umana ( A. MacIntyre, “Oltre la virtù” p.273)

Alle classiche virtù del carattere, trattate nei primi libri dell'Etica Nicomachea, come il coraggio, la temperanza, la magnanimità, la giustizia, Aristotele prende in considerazione anche le virtù dell'intelletto o virtù dianoetiche. La virtù il cui termine corrispondente, aretè, che vuol dire propriamente "perfezione" o "eccellenza", può essere applicato sia alla volontà che all'intelletto. Perciò si parla di virtù dianoetiche, tra le quali particolarmente importante è la phronesis: saggezza pratica.

Su queste basi classiche che hanno innervato tutta la storia dell’educazione si sono inseriti , negli ultimi due secoli, gli studi e le scoperte della pedagogia moderna.


2.La pedagogia costruttivista
Sotto questo termine sono comprese molteplici varianti e matrici, ad es. più interazionista, più sociale, cultural o informatica.

I riferimenti fondamentali dell’impostazione costruttivista sono:

a. Ogni insegnamento e ogni apprendimento derivano da una precedente conoscenza
Omnis doctrina et omnis disciplina ex praeexistenti fit cognizione (Aristotele).

« L'uomo dunque acquista il sapere sia per un principio interiore - come è chiaro in chi acquista il sapere con personale scoperta, - sia per un principio esteriore come è chiaro in chi impara dal maestro. In ogni uomo vige infatti un principio del sapere, cioè la luce dell'intelletto agente, con quale si vengono immediatamente e naturalmente a conoscere alcuni universali principi di tutte le scienze. Quando poi uno applica tali principi universali a dei particolari di cui abbia diretta esperienza o ricordo, acquista scienza di quelle cose che non conosceva per propria scoperta, procedendo dal noto all'ignoto. Del pari, qualsiasi maestro, dalle cose che il discepolo conosce, lo conduce alla conoscenza delle cose che ignora secondo quanto Aristotele dice nel 1 libro degli Analitici posteriori, che cioè ogni insegnamento e ogni apprendiment derivano da una precedente conoscenza » (Tommaso D’Aquino,Summa theologica, I, q. 117, a.1)


La conoscenza è agevolata se avviene all’interno di un più ampio ambiente conoscitivo anteriore: l’insieme delle conoscenze già acquisite. La conoscenza non è un trasferimento di informazioni che avviene passivamente leggendo qualcosa o ascoltando qualcuno: ha sempre un carattere attivo e avviene sempre attraverso l’uso corretto della ragione del discente. Ne il docente ne, tanto meno, un qualsiasi altro strumento conoscitivo (libro, pagina web,ecc.) può farlo al posto suo. Con termini filosofici, solo la persona ha la capacità di essere causa della sua attività conoscitiva. Questa è la concezione del realismo tomista per cui “l’intendere è un’azione immanente al soggetto”.Certamente l’insegnante è capace di “causare” scienza ma deve da un lato presupporre la capacità causativa dei discenti , dall’altro rispettare l’individualità e l’autonomia del processo conoscitivo.
Chiarito il primo e fondamentale aspetto gnoseologico, in cui si riafferma la radicale autonomia di ogni processo conoscitivo, si passa agli aspetti più di tipo psicologico e psicosociologico.

IL TRIVIUM
Nella tarda antichità e nel Medio Evo gli studi passavano attraverso la pratica del Trivium. Una triade di discipline composto dalla grammatica, dalla dialettica e dalla retorica. Il Trivium è stato per un lungo periodo di tempo l’equivalente delle nostre “scienze della comunicazione”. La grammatica in quanto scienza, rappresenta il padroneggiamento della lingua scritta e parlata. La dialettica ricopriva la competenza argomentativa e logica. La retorica si interessava dell’arte di persuadere e di comporre il discorso.


b) Il processo di apprendimento è più efficace quando si elabora qualcosa che può essere sperimentato anche da altri.

“Spiegando s’impara”! Il fatto di dover far comprendere a qualcun altro, con le proprie parole, un certo argomento garantisce una miglior assimilazione della materia.E’ un aspetto motivazionale connesso allo sviluppo dell’ habitus comunicativo.
A questo proposito, interessante è la riscoperta da parte di un gruppo di mediologi francesi sull’utilizzo attuale del Trivium nelle scienze della comunicazione (P. LEVY, La place de la mediologie dans le trivium).
c) L’efficacia dell’apprendimento acquista un’ulteriore forza quando è valido per un intero gruppo sociale e all’interno di una significativa esperienza comune.

La conoscenza, come il bene, è diffusiva “bonum est diffusivum”. Si impara per sviluppare il naturale desiderio di conoscere, o per apprendere abilità utili professionalmente, ma anche per partecipare ad altri il bene conosciuto. C’è sempre una motivazione sociale, “comunicativa”: si studia, ci si impegna per qualcosa (il successo negli studi, nella professione, nella vita sociale e culturale) ma anche per qualcuno. Sono numerosi i libri e i film che hanno messo in luce come il cambiamento di prospettive nelle motivazioni di un gruppo o di una classe di studenti abbia portato a risultati scolastici sorprendenti. (vedi es. “ Stand and Deliver.(La forza della volontà) di Ramon Menendez , e “Mr. Holland's Opus” (Goodbye Mr. Holland) di Stephen Herek.

“ Il presupposto comune degli ateniesi è dunque che le virtù si collocano nel contesto sociale della città-stato. In base a qualsiasi visione greca, l'essere un uomo buono sarà perlomeno strettamente collegato con l'essere un buon cittadino .Quali sono le virtù che fanno l'uomo buono e il buon cittadino, e quali i vizi corrispondenti? Isocrate, per esaltare Pericle, lo descrisse come superiore a tutti gli altri cittadini nell'essere sophron, dikaios e sophos[controllo di sé, giustizia e saggezza].... Pleonoxia è il termine che caratterizza il comportamento acquisitivo in quanto tale , una qualità che l’individualista moderno, sia nella sua attività economica sia nel personaggio dell’esteta consumista non considera affatto un vizio (Mc Intyre,Dopo la virtù, pag 165 e 167)

E’ una degenerazione dell’individualismo moderno la ricerca dell’eccellenza personale isolata dal contesto sociale: dalla comunità a cui si appartiene. Ciò era fondato sia nell’epoca classica che nell’antichità romana e medioevale.

“ Né occorre pensare, perciò, che la scienza del discepolo sia causata dalla scienza del maestro, come il calore dell’acqua dal calore del fuoco; ma bensì come la salute d’un corpo è causata dalla salute che è nell’anima del medico. Come nell’infermo v’è un principio naturale di salute, al quale il medico somministra gli aiuti occorrenti a risanare il corpo ammalato, così nel discepolo v’è un principio naturale di sapere, cioè l’intelletto agente e i primi principi per sé noti; il maestro non fa che stimolarlo a trarre dai principi per se noti le conseguenze” (TOMMASO D’AQUINO, Trattato sull’unità dell’intelletto contro gli averroisti, V, 113.)
Sotto questo aspetto il ruolo che può svolgere il docente o il tutor è prezioso. Stimolante le considerazione tomiste sull’argomento . Tale processo può essere aiutato e stimolato dal docente che si preoccuperà non tanto di riversare contenuti già confezionati quanto di aiutare il ragionamento dell’alunno.

d) Il confronto con le conoscenze degli altri all’interno di una discussione è un fattore notevole di approfondimento. Sia nel difendere le proprie idee, cercando i lati deboli delle tesi altrui (atteggiamento competitivo) che nel cercare di mettersi nei panni dei colleghi, ascoltando con attenzione e facendo domande per capire il loro punto di vista (atteggiamento cooperativo). Entrambe sono utili. Fin dall’antica Grecia classica le virtù competitive presuppongono l’accettazione di quelle cooperative.All’interno di un gruppo di studio o di lavoro questo aspetto cooperativo può diventare uno stimolo potente all’apprendimento, favorendo il riesame delle proprie posizioni e opinioni.

Concludendo, il metodo costruttivista se utilizzato all’interno di un quadro di riferimento filosofico classico può sicuramente offrire vantaggi concreti nei processi di apprendimento individuale e nel clima cooperativo dei gruppi di studio.
Dal punto di vista filosofico il rischio dei costruttivisti è l’idealismo conoscitivo (del resto questa è una posizione di partenza che risale agli inizi del secolo scorso e che deriva dalla progressiva crisi del positivismo e del neopositivismo. La conoscenza come costruzione attiva del soggetto, è un concetto presente in gran parte della ricerca di questo secolo. Dewey, Piaget e Vygotskij possono essere considerati costruttivisti; del resto, secondo Von Glaserfeld (1989), Giovanbattista Vico è il primo costruttivista.

Il pericolo idealista“ Affermando che tutto quello che possiamo sapere è prodotto di una costruzione attiva del soggetto, i costruttivisti possono essere accusati di “idealismo”, anche se un costruttivista cercherebbe di difendersi sostenendo che non si nega una “realtà”, ma che questa (kantianamente) non è conoscibile, e che comunque l’approccio vuol assumere un carattere pragmatico e non ontologizzante. Per dirla in termini rortiani per i costruttivisti perde di significato pensare alla conoscenza come ricerca di una verità esterna (vedere la conoscenza come specchio della natura); è più conveniente spostare l’attenzione dalla realtà al processo attivo di costruzione dei significati e vedere questo processo secondo altri criteri e metafore. Si usa ad esempio il concetto di viabilità (Varela, 1990). Se si sostiene che tutto quello che possiamo sapere è prodotto di una costruzione attiva del soggetto, come possiamo comunicare? I costruttivisti sottolineano il carattere sociale della costruzione del significato, prodotto di una continua negoziazione culturale.” (Antonio Calvani Costruttivismo, progettazione didattica e tecnologie )
c. Gli sviluppi del costruttivismo
In questo ampio contesto pedagogico che va sotto il generico termine di di “costruttivismo” si segnalano gli interessanti filoni del:
- Cooperative Learning di Johnson § Johnson
- La psicologia dei costrutti personali di G. Kelly
- L’orientamento nell’ottica costruttivista di C. Rogers
- La valorizzazione della storia e della metodologia del racconto nell’apprendimento

Albertino Vardiero