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Wednesday, February 23, 2011

Giandomenico Tiepolo :un pittore dentro la storia

Con Giandomenico figlio ventenne del più celebre padre Gianbattista si nota “l’affiorare di una sensibilità diversa, avvertibile innanzitutto nel modo di strutturare spazialmente la composizione. È uno spazio traballante, sconnesso, che si disarticola, sulla trama delle quattordici stazioni [della Via Crucis], in una sequenza di momenti successivi; l'insieme assume quasi un carattere di reportage, di cronaca che registra i fatti in coincidenza col loro svolgersi»(Adriano Mariuz,) . E in effetti è proprio la volontà di narrare i fatti, di mettere in scena la realtà, a costituire la sostanziale differenza tra l'arte del figlio e quella del padre, «vero mago della pittura», come ebbe a definirlo un contemporaneo, per la sua sublime capacità di raccontare le vicende di un mondo fiabesco, quello degli dei e degli eroi. Viceversa Giandomenico è un pittore legato alla realtà, capace, sopratutto quando dipinge opere di soggetto religioso, di una partecipazione morale assolutamente antitetica. Verrebbe quasi da dire, portando il discorso alle sue estreme conseguenze, che dal campo della pura estetica si passa a quello dell'etica. Per Giambattista il soggetto delle opere è importante, ma in ogni caso strumentale all'esibizione di una linguistica: l’historia, cioè, diviene un'occasione per far emergere l’eccellenza della propria pittura; per Giandomenico, invece, argomenti e mezzi d'espressione si identificano e, nel caso delle tele di San Polo, di fronte alle tragiche vicende dell'andata di Cristo al Calvario o al martirio e alla predicazione dei santi la materia e il tocco pitto¬rico si fanno intensamente drammatici. Questo spiega, evidentemente, lo scarso successo incontrato dalle opere prime di Giandomenico alla loro esposizione al pubblico: i contemporanei avrebbero probabilmente preferito che il giovane pittore avesse imitato più fedelmente i modi paterni, che avesse intinto il proprio pennello nella retorica sfavillante di Giambattista; ma questo - lo scrive lo stesso Visconti - non era nel « caratro» del giovane pittore. (da: Filippo Pedrocco, Giandomenico Tiepolo nella chiesa di san Polo. pagg. 7-8. ed. MARSILIO)