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Friday, January 14, 2011

La “notte oscura” del Battista (1)


La domenica dopo l'Epifana, la Chiesa festeggia il Battesimo di Gesù.
Nel suo libro "Il Mistero dell'Avvento" il  teologo francese Jean Danielou (*)mette in luce l’estrema prova a cui fu sottoposto il Battista, dopo la straordinaria esperienza del Battesimo di Gesù. Precedette Cristo non solo nella predicazione penitenziale ma anche nella sua passione e nell’abbandono estremo

“ Giovanni Battista è lo strumento dal quale il Cristo viene rivelato, per la prima volta, nella sua realtà di Figlio di Dio. Introdotto da Dio nel segreto del mistero trinitario, in lui questo mistero si manifesta all'inizio della vita pubblica di Gesù, per mezzo suo è instaurato il ministero di Gesù; egli lo precede, facendosi suo araldo al cominciare della sua vita pubblica. Così Giovanni fu da Dio preparato e introdotto nei suoi segreti, separato dalle cose del mondo. Quindi fu lo strumento che predispose le anime alla venuta del Cristo. Più tardi ancora - e questo mette qualche cosa di impareggiabilmente commovente e misterioso nella sua vita - egli, dopo aver finito di servire, s'inabissa nell'oscurità. È messo da parte, scompare, si cancella! Venuto il Cristo, non ha più che da andarsene. «Bisogna che lui cresca ed io diminuisca ». Il termine della sua vita appare dunque come uno squallore desolato, uno spogliamento, uno stato di derelizione totale.

Dopo aver partecipato al mistero della predicazione del Cristo, partecipa allora al mistero della Sua Passione (2). A proposito di Giovanna d'Arco, Péguy notò come fu una perfetta immagine del Cristo, per il fatto che dopo aver combattuto come Lui, come Lui chiude la vita nell'insuccesso, nell'oblio, nel ripudio, nell'abbandono, nella desolazione. Così hanno desiderato finire, dopo aver servito, molti Santi.

Questo in Giovanni Battista avviene davvero in modo inesplicabile, sconcertante. Anzitutto lo abbandonano i discepoli a lui più vicini. I suoi discepoli non gli badano più. Gesù è là: Giovanni Battista non è più nulla. Giovanni Battista, già grande profeta, al quale le folle accorrevano sulle rive del Giordano, non ha più nessun seguace. Tutti i suoi discepoli hanno raggiunto Gesù, giacché era proprio Gesù che bisognava raggiungere. Giovanni accetta di essere abbandonato così dagli uomini: contempla da lontano i suoi discepoli che sono con Gesù. Non ha neppure la gioia di essere tra loro, di far vita comune con loro e Gesù. Neppure questo! Questa gioia la lascia ad altri. Ha compiuto la sua missione. Essa è finita. E lui vive ormai nascosto.

Non soltanto lo abbandonano gli altri, ma, di più, sembra abbandonarlo Dio stesso, un po' come Nostro Signore sulla Croce. Questo lato della sua vita al tramonto va posto tra i più misteriosi. Nella misteriosa scena evangelica dove egli invia a Gesù i suoi discepoli per chiedergli se veramente è Colui che deve venire, Giovanni sembra come oppresso da una certa oscurità, forse la suprema purificazione con la quale Dio lo prepara a unirglisi maggiormente. In questa oscurità egli, umanamente, non vede più chiaro; non fa altro che perseverare in una vita tutta pura e tutta spoglia, conoscendo ormai quelle grandi prove della fede, attraverso cui Dio ha fatto sempre passare i suoi migliori amici affinché la loro fede fosse veramente provata (3).

Alla fine sperimenta anche la massima dimostrazione dell'amore, la prigionia e la morte per aver reso, sino all'ultimo, testimonianza alla Verità. È imprigionato, decapitato, abbandonato, dimenticato: darà la sua vita stessa. Ha qualche cosa di incomprensibile il breve spazio di tempo durante il quale egli è il grande profeta annunziatore della voce di Dio, posto com'è tra due abissi di oscurità, l'oscurità del deserto in principio e l'oscurità della prigione al termine. Qui appare conseguentemente in tutta la pienezza la caratteristica essenziale di lui, il suo essere soltanto la voce di colui che grida nel deserto. Tutta la sua vita converge in quel breve spazio, nel momento cioè in cui egli è la voce che indica Gesù. Tutto il rimanente viene vissuto nell'oscurità e nell'attesa."
 Jean Danielou, Il Mistero dell'Avvento. ed. MORCELLIANA  (pagg.84-86)

[2] Cfr. L. ZANDER, Le Précurseur selon le P. Boulghakov, « Dieu vivant ", VII, 107 segg.
[3] Cfr. A. DURAND, Evangile selon St. Matthieu (Verbum Salutis), pagg. 301-304.

*Daniélou, Jean  - Teologo francese gesuita (Neuilly-sur-Seine 1905 - Parigi 1974), è stato, attorno agli anni Cinquanta del Novecento, tra i maggiori esponenti del rinnovamento teologico.. Prof. all'Institut Catholique di Parigi, cardinale nel 1969, nel 1972 fu eletto all'Académie française. Socio straniero dei Lincei (1972). I suoi studî, soprattutto sulla tipologia biblica, le origini del cristianesimo e la patristica greca, tendono all'elaborazione di una teologia della storia che, approfondendo l'idea cattolica di tradizione, dia senso allo sviluppo dogmatico.