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Thursday, July 01, 2010

LE PAROLE DEL CUORE

Il mese di giugno è il mese dedicato all'amore al sacro cuore di Gesù. Queste righe tratte da una meditazione dell'allora mons. Giovanni Battista Montini (poi Paolo VI) sono di stimolo a sviluppare un rapporto di amicizia profonda con Cristo.




Coltivare il colloquio con Cristo
Vorrei che il nostro colloquio con Cristo fosse soprattutto sincero. Vorrei che ci staccassimo dagli stessi libri di pietà, anche buoni, proprio perché sono altrui, mentre questo colloquio deve essere mio, deve essere vero, deve scaturire dalla mia esperienza. Infatti, quello che può andar bene per una suora di convento, o per una persona dell'Ottocento, chissà se può andar bene per me che vivo nel mondo e sono del Novecento. Bisogna che ci adoperiamo di portare nel colloquio con Cristo l'esperienza più viva, più autentica, più personale che ci è possibile, e di riferire a lui non di fatti ipotetici: parlerò di me, dell'ufficio, dei dubbi, delle difficoltà, insomma di quello che è mio. Bisogna portare nel colloquio con Dio - con dignità, si comprende - quella prontezza di spirito che toglie la frivolezza alle inezie e le fa assurgere al loro significato spirituale. «Domine, si fuisses hic...» (Gv 11,32), la mia vita, le mie vicende avrebbero avuto un senso diverso e un risultato diverso, se tu, o Signore, fossi stato presente.
E tocca a noi farlo presente nel nostro tempo, nelle nostre condizioni storiche, politiche, sociali, spirituali: portare qui la presenza di Cristo e derivare di qui il colloquio con lui.
Quindi occorre una grande personalità, una grande sincerità, una grande immediatezza, una grande facilità; ogni artificio si scioglie e cade quando si comprende che il metodo è una comunione, che Dio-uomo vuol vivere in noi e con noi, incorporando nella nostra esperienza e nella nostra storia la sua missione salvatrice.
Ogni persona avrà la sua maniera di parlare con Gesù Cristo. La nostra preghiera sia basata sulla preghiera liturgica, ma sia poi declinata con forme molto personali. Devo dire al Signore le parole segrete del mio cuore, e il mio cuore è diverso dagli altri; c'è qualche cosa di incomunicabile, di intraducibile; è proprio di questo segreto geloso, che ho nel cuore che il Signore è avido e sollecito.
Infine, per rendere vivi e operanti questi rapporti con Cristo, dobbiamo dare nel nostro cuore una grande importanza alle feste di Cristo, alla memoria solenne, ufficiale che la Chiesa dà a Cristo. Non ci dovrebbe essere mai una festa del Signore che passi inavvertita per noi. Se abbiamo compreso qualche cosa, di tutto avremo paura, fuorché che queste si esauriscano nel loro succedersi, perché Cristo è una sorgente tale che ogni Pasqua è una novità, e ogni Natale una nascita, ogni Ascensione è uno squarciarsi di cieli e di orizzonti nuovi. Guardiamo che la nostra preghiera abbia una orientazione cristologica, cristocentrica. In Cristo sia il nostro culto più affettivo, più effettivo, più preparato, più gustato, più vero. Mettiamo in Cristo il nostro sole e amiamo la vergine Maria, la creatura che più lo rispecchia e ne dispensa la luce. Se avremo questa gerarchia riflessa nella preghiera, la preghiera sarà sempre bella e sempre feconda.
(da Giovanni Battista Montini, L'amicizia con Dio" Meditazioni. pp. 113-114)