Search This Blog

Thursday, May 06, 2010

http://www.youtube.com/watch?v=T4pKe7kuNQo&feature=channel
video che viene visto dai giovani di tutto il mondo che invita a pregare il rosario per i sacerdoti

 Il santo rosario
Il Santo Rosario è un'arma potente. Impiegala con fiducia e ti meraviglierai del risultato(Cammino, 558)
L'inizio del cammino che ha per termine l'amore folle per Gesù, è un fiducioso amore alla Madonna. - Vuoi amare la Vergine? E allora parla con Lei, cerca di conoscerla. Come? Recitando bene il suo Rosario. - Ma nel Rosario diciamo sempre le stesse cose! Le stesse cose? Non si dicono sempre le stesse cose coloro che si amano? Non sarà che il tuo Rosario risulta monotono perché, invece di pronunciare parole come un uomo, stai lì assente, ed emetti suoni senza senso, perché il tuo pensiero è lontano da Dio? E poi, guarda: prima di ogni decina, si indica il mistero da contemplare . Tu...hai contemplato almeno una volta questi misteri?
(Josemaria Escrivà, Il santo rosario, ed. ARES)

 



Romano Guardini smonta il pregiudizio che indica il rosario come una preghiera infantile e noiosa

"Finalmente v'è una terza forma di preghiera. Anche in questa si tratta di un intrattenersi con Dio, di un atto d'omaggio al suo cospetto, di un ritrovarsi e placarsi interiormente, in modo che la parola costituisca quasi il letto del fiume sul quale scorre la preghiera, e la forza che la tiene in moto. In questo caso non appariranno sempre nuove parole, ma torneranno le stesse. La ripetizione sarà solo la forma esteriore della preghiera e non avrà che lo scopo di rendere il movimento interiore sempre più calmo e pieno. Una preghiera di questo genere sono per esempio le litanie con le loro lodi e i loro richiami, fra i quali il pensiero si muove appena: è antichissima, la si conosce nel cristianesimo primitivo. Una maniera simile si ritrova nell'uso dei salmi, allorché tra i singoli versetti viene interposto un richiamo ripetuto, l'antifona. Anch'essa appare già nei primi tempi. A questa forma di preghiera appartiene pure il Rosario.
Si potrebbe obiettare che queste ripetizioni possono finire col rendere la preghiera del tutto esteriore; ciò può accadere, ma allora vuol dire che è stata intesa male, e che siamo nell'abuso. Però non è detto che accada, perché la ripetizione ha pure il suo significato vitale. Non è forse un elemento della vita? Che cos'è il battito del cuore se non ripetizione? Sempre lo stesso contrarsi e distendersi, ma è per esso che il sangue circola nel corpo. Che cos'è il respiro se non ripetizione? Sempre lo stesso inspirare ed espirare, ma è la nostra vita. Tutta la nostra esistenza non è forse ordinata e sostenuta da un ritmo di scambio e ritorno? Ogni giorno il sole si alza e tramonta; ogni anno la vita si rinnova in primavera, raggiunge il culmine e decade. Che cosa possiamo obiettare contro queste ed altre ripetizioni? Sono l'ordine in cui ci muoviamo, in cui l'intimo germe si sviluppa e prende corpo. Tutto ciò che vive si attua nei ritmi delle circostanze esteriori e dell'attuazione interiore; perché non dovrebbe avere il suo posto anche nella vita religiosa ciò che è legittimo in tutte le altre forme di vita?
Il Rosario rappresenta una forma particolare di vita religiosa. Qualcuno può dichiarare di non sapersene servire; è affar suo; non ha però il diritto di dire che questa preghiera non abbia senso e che non sia cristiana, perché così darebbe solo a vedere che non sa di che si tratta.
Per quanto riguarda la corona dei grani, essa ha evidentemente il compito di facilitare il raccoglimento dello spirito. Da un grano si passa all'altro; il loro numero mantiene le ripetizioni in una misura riconosciuta conveniente dalla lunga esperienza. Se non ci fossero, chi prega dovrebbe badare a non esagerare nel molto o nel poco e la sua attenzione sarebbe così sviata dall'essenziale. I grani contano per lui ...E’ dunque qualcosa di meccanico? Sicuro, ma non c'è forse una parte di meccanica in ogni cosa? Si dice che per tutto occorre una preparazione - tutto va imparato- ; imparare vuol dire esercitarsi e l' esercizìo è appunto il formarsi dì un «meccanismo», per mezzo del quale l'azione proceda «da sé»; o meglio, la forza e l'attenzione rimangano libere per ciò che più importa. Finché non si è imparato a fare una cosa, bisogna sorvegliare ogni singolo atto, e l'essenziale vien trascurato; quando invece si è imparato, ossia quando si è acquistata una tecnica. la mente è più libera. Ecco tutto il significato della corona del Rosario.


Lettura dell'intero brano che confronta la preghiera del rosario con le altre forme di preghiera

*** Pregare vuol dire comunicare con Dio e questa co municazione è vita. Le manifestazioni della vita hanno però forme diverse: non vi sono precetti sul modo di pregare. La Rivelazione dice chi è Dio, chi siamo noi, con quale spirito dobbiamo avvicinarci a Lui; non dice però in qual modo debba avvenire questo presentarsi e indugiare presso di Lui. Non ce lo dicono nemmeno le parole «in spirito e verità», senza contare che vengono spesso fraintese; che «spirito e verità» non sono in antitesi con l'aspetto e l'ordine esteriore. «Spirito» non vuol dire pensiero, bensì lo Spirito Santo, che ha governato la vita di Cristo e, dal momento della Pentecoste, ha assunto la guida della storia cristiana; e «Verità» non vuol dire interiorità senza corpo, bensì l'ordine vivente nel quale Cristo ci ha posti dinanzi a Dio. Anche nella forma di preghiera apparentemente più materiale può essere conservato quest'ordine e può governare questo spirito, così come essi possono andare perduti anche in quelle forme che appaiono più spirituali e più intime.
V'è un genere di preghiera in cui l'uomo esprime a Dio un bisogno, un sentimento: la petizione, il ringraziamento, il pentimento. Questa va fatta con sincerità e con chiarezza e le sue parole devono essere quelle che detta il cuore. Qui va ricordato il mònito di Cristo contro le troppe parole. Se qualcuno s'immagina di venire più sicuramente esaudito, ripetendo dieci volte la sua richiesta, allora fa, secondo il detto del Signore, «come i pagani»; se però il dolore che lo preme cerca una via di espressione, egli può tranquillamente ripeterle dieci e cento volte. Quando è il cuore che parla, la preghiera è sempre buona; solo le parole vuote di sentimento sono male. Anzi è male tutto ciò che non si rivolge a Dio nel modo giusto: non sono solamente le ripetizioni che fanno «la preghiera dei pagani», ma il sentimento stesso, se è rivolto, anziché al Creatore e Signore della terra, a un «Dio» cui, nonostante tutta la sua grandezza, tentiamo di far violenza come se fosse un uomo perché faccia quello che vogliamo noi.
C'è però un'altra preghiera in cui non si tratta solo di dire ciò che si ha nel cuore, ma d'intrattenersi alla presenza di Dio. Questa preghiera tende ad usare sempre meno parole, non perché si esaurisca, ma perché in fondo non ne trova di adeguate al sentimento. Forse dirà un'unica cosa: pensiamo a san Francesco che trascorreva notti intere, invocando: «Mio Dio e mio tutto!». Alla fine anche queste ultime parole cadranno e l'anima entrerà, come dicono i maestri dello spirito, nell'«Infinito». In questa preghiera la parola ha il compito di aiutare l'impulso in teriore a trovare la sua via e scompare non appena ha reso il suo servizio.
Finalmente v'è una terza forma di preghiera. Anche in questa si tratta di un intrattenersi con Dio, di un atto d'omaggio al suo cospetto, di un ritrovarsi e placarsi interiormente, in modo che la parola costituisca quasi il letto del fiume sul quale scorre la preghiera, e la forza che la tiene in moto. In questo caso non appariranno sempre nuove parole, ma torneranno le stesse. La ripetizione sarà solo la forma esteriore della preghiera e non avrà che lo scopo di rendere il movimento interiore sempre più calmo e pieno. Una preghiera di questo genere sono per esempio le litanie con le loro lodi e i loro richiami, fra i quali il pensiero si muove appena: è antichissima, la si conosce nel cristianesimo primitivo. Una maniera simile si ritrova nell'uso dei salmi, allorché tra i singoli versetti viene interposto un richiamo ripetuto, l'antifona. Anch'essa appare già nei primi tempi. A questa forma di preghiera appartiene pure il Rosario.
Si potrebbe obiettare che queste ripetizioni possono finire col rendere la preghiera del tutto esteriore; ciò può accadere, ma allora vuol dire che è stata intesa male, e che siamo nell'abuso. Però non è detto che accada, perché la ripetizione ha pure il suo significato vitale. Non è forse un elemento della vita? Che cos'è il battito del cuore se non ripetizione? Sempre lo stesso contrarsi e distendersi, ma è per esso che il sangue circola nel corpo. Che cos'è il respiro se non ripetizione? Sempre lo stesso inspirare ed espirare, ma è la nostra vita. Tutta la nostra esistenza non è forse ordinata e sostenuta da un ritmo di scambio e ritorno? Ogni giorno il sole si alza e tramonta; ogni anno la vita si rinnova in primavera, raggiunge il culmine e decade. Che cosa possiamo obiettare contro queste ed altre ripetizioni? Sono l'ordine in cui ci muoviamo, in cui l'intimo germe si sviluppa e prende corpo. Tutto ciò che vive si attua nei ritmi delle circostanze esteriori e dell'attuazione interiore; perché non dovrebbe avere il suo posto anche nella vita religiosa ciò che è legittimo in tutte le altre forme di vita?
Il Rosario rappresenta una forma particolare di vita religiosa. Qualcuno può dichiarare di non sapersene servire; è affar suo; non ha però il diritto di dire che questa preghiera non abbia senso e che non sia cristiana, perché così darebbe solo a vedere che non sa di che si tratta.
Per quanto riguarda la corona dei grani, essa ha evidentemente il compito di facilitare il raccoglimento dello spirito. Da un grano si passa all'altro; il loro numero mantiene le ripetizioni in una misura riconosciuta conveniente dalla lunga esperienza. Se non ci fossero, chi prega dovrebbe badare a non esagerare nel molto o nel poco e la sua attenzione sarebbe così sviata dall'essenziale. I grani contano per lui ...E’ dunque qualcosa di meccanico? Sicuro, ma non c'è forse una parte di meccanica in ogni cosa? Si dice che per tutto occorre una preparazione - tutto va imparato- ; imparare vuol dire esercitarsi e l' esercizìo è appunto il formarsi dì un «meccanismo», per mezzo del quale l'azione proceda «da sé»; o meglio, la forza e l'attenzione rimangano libere per ciò che più importa. Finché non si è imparato a fare una cosa, bisogna sorvegliare ogni singolo atto, e l'essenziale vien trascurato; quando invece si è imparato, ossia quando si è acquistata una tecnica. la mente è più libera. Ecco tutto il significato della corona del Rosario.

****Queste parole si ripetono di continuo: costituiscono il mondo in cui si dispiega la preghiera: mondo aperto, commosso, compenetrato di forze, ordinato da un'idea. Chi prega, nel momento in cui pronuncia le parole, evoca attorno a sé quasi la 'patria' del suo linguaggio; la storia del suo linguaggio personale e della sua vita insieme si fa una realtà vivente, e dietro di essa, la storia del suo popolo inserita in quella dell'umanità. Come parole della Scrittura, esse fanno da volta al sacro spazio della Rivelazione nella quale il Dio vivente si è fatto nostra verità.

*****Credere significa accogliere in sé il Cristo risuscitato, vivere da cristiani significa far posto a Dio perché si esprima e si affermi nella nostra propria esistenza. La fede è perfetta quando Cristo penetra nell'esistenza dell'uomo e vi diventa l'Unico, il Tutto: la vita dei Cristo è il tema che, proposto sempre di nuovo, dev'essere sviluppato in ognuno di noi. Nella nostra vita appare di continuo il Cristo e nel Cristo Dio; di continuo l'uomo può trasformarsi in Cristo e, per suo mezzo, in Dio. Così cresce l'uomo nuovo, nel quale Cristo rivive la sua vita e Dio dà compimento al suo amore. Così l'uomo diventa ciò che dev'essere secondo l'intenzione di Dio.
Appunto a questo mistero si riferisce il Rosario. Ciò che accadde in Maria non è avvenuto in lontananza da noi, bensì è l'esempio tipico - sebbene unico e irraggiungibile, - di ciò che deve avvenire in ogni vita cristiana: il fatto che l'eterno Figlio di Dio “prende forma” nell'esistenza dei credenti. Contemplando le figure che animano il Rosario, il credente si avvicina alla santa forma originaria di questo processo e l'evento arcano viene promosso in lui medesimo. Non è detto che ne abbia coscienza, ma quando contempla e indugia e loda e prega nell'alone dell'esistenza di Maria, è come se incominciasse a svegliarsi il mistero dell'esistenza di Cristo: viene evocato, respira, si sviluppa.

***E adesso ancora alcune parole sul modo di recitare il Rosario. La forma è semplice, grande e profondo però ne è il contenuto. Questo duplice carattere lo rende al tempo stesso facile da recitare: facile per chi, dotato di viva forza di immaginazione e di pronta sensibilità, è capace di tener presente l'immagine nello scorrere delle parole, e di ritrovare la propria esistenza nella figura sacra contemplata, difficile invece per chi ha perduto nella inquietudine della vita contemporanea la capacità di contemplare le reali interiori. Chi appartiene alla seconda categoria e vuole recitare il Rosario ha da essere pronto a superare difficoltà. Deve esercitarsi a imparare gradatamente ciò che per altri è spontaneo.
Anzitutto deve combattere l'avversione per la ripetizione, poiché questa appartiene all'essenza del Rosario: la sua forma è il ritmo tranquillo delle parole sempre uguali.
Deve ancora superare l'inquietudine, che ha così profonde radici nell'uomo contemporaneo. Chi non ne è capace lasci piuttosto da parte il Rosario; non vi troverà che delusioni e rischierà di stimare poco un cosa bella. Il Rosario è una preghiera che ha bisogno di calma: per essa bisogna prender tempo, non solo nel senso esteriore dei minuti che occorrono, ma anche nell'intimo. Chi vuol recitarlo bene deve metter da parte la fretta, trovare un'intima tranquillità. Questo è necessario, sia che egli abbia dieci minuti a sua disposizione, sia che ne abbia trenta. Non deve proporsi troppo, non ha importanza ch'egli reciti il Rosario intero: meglio accontentarsi di due o tre poste recitate bene.
Che egli vi porti tutta la sua vita con le sue gioie, i suoi dolori, gli uomini e le cose – tutto -, ma nel modo stesso come le porterebbe ad una persona la cui presenza dia la calma: non per ascoltare com'egli possa meglio intraprendere qualcosa, ma perché tutto si possa vedere nella giusta luce.
La meditazione si compie propriamente nell'Ave Maria.
La prima parte della preghiera è una contemplazione e una meditazione, una comprensione e una lode di quel mistero che viene poi espresso nelle parole che seguono il nome di «Gesù», dopo le quali ci si ferma un momento in silenzio... Nella seconda parte ci si rivolge a Maria, qual Ella è e prega nell'evento considerato da codesto mistero, e si chiede la sua intercessione “adesso e nell'ora della nostra morte”. Qui vanno compresi tutti i bisogni propri e degli altri, dei corpo e dell'anima, dell'esistenza personale e universale. Ma anzitutto il bisogno per se stesso di partecipare al mistero di Ciisto.
A chi è data per la prima volta, questa traccia sembrerà forse complicata e difficile; questa impressione aumenterà quando si cerchi di metterla in pratica, e può essere che ci si senta scoraggiati e inquieti. Bísogna capire che c'è qualcosa da imparare, e cioè il modo di collegare le parole della preghiera con la rappresentazione del mistero e coi bisogni del proprio cuore.
Un paragone forse potrà esserci di aiuto. Quando parlo con qualcuno, può darsi ch'io voglia dirgli qualcosa di determinato. Sarà mia cura allora di esporre chiaramente ciò che ho in mente perché l'altro mi capisca bene: le mie parole correranno per così dire un'unica linea. Possiamo tenere invece un colloquio tranquillo in cui le parole, anziché seguire una via preordinata, corrono qua e là. Parlo quindi all'altro e bado se mi comprende; però contemporaneamei seguo anche la espressione del suo volto, sento i suoi motivi, percepisco tutta intera la sua vita; colgo l'ambiente; vi entrano figure di altre persone, affiorano eventi del passato, s'annunciano presentimenti del futuro. L'attenzione si è quindi allargata. Non ha più forma di una linea, ma di uno spazio; segue, per così dire, una modalità sinfonica, vede dietro il primo piano o sfondo, nell'espressione il sentimento, nel momento attuale il passato e l'avvenire. Così avviene per il Rosario: l'atto per cui esso si recita non mira ad uno scopo definito, ma è comprensivo; non è orientato rigidamente, ma in modo allentato. Le parole non sono ristrette ad un particolare significato, ma libere, aperte, così che nel loro spazio possono affiorare anche immagini che da esse non sono direttamente chiamate. E chi prega non solo le vede, queste immagini, ma si muove con esse, le sente, parla con esse, confonde la sua propria vita con loro. Si forma così tutto un mondo silenziosamente animato, nel quala preghiera si muove in una libertà legata solo dal numero delle ripetizioni e dal tema del mistero.
Tutto questo ha da essere imparato, e per imparare occorre pazienza: una pazienza amorosa, per così di come quella con cui uno assedia una bellezza vivente e non desiste fino a che essa non gli si dischiude.



Punti tratti dal libro: R.Guardini, Il rosario della Madonna Ed. Ed. MORCELLIANA BS